Nelle attività delle “Navigazioni in Corso” con bambini dagli 8 ai 10 anni, ho rilevato l’importanza dell’intuito e della curiosità durante l’attività “dei perché e dei motivi dei perché”, due assetti emozionali che permettono di collegare l’osservazione e la manipolazione dei materiali alla modalità dell’essere inconscio della mente nella bi-logica a bassa logica aristotelica, e così, arrivando alla costruzione del pensiero emozionato su ciò che sta accadendo. L’intuizione legata alla fisicità, non parla di se stessa, è se stessa, ed intuire è mettersi in contatto diretto con ciò che accade nella dimensione significante esterna e nel personale significato emozionale interno. Quest’approccio emozionale, ha bisogno contemporaneamente della curiosità, curiosità che mette nella condizione di desiderare d’esplorare.

 Parole chiave: Intuito, curiosità, desiderio, realtà, sperimentare, bi-logica.

image-63

facebook
youtube
logo
immagine 2022-01-05 104329.jpeg
immagine 2025-02-21 174143.jpeg

L’esperimento della Terza Onda 

(The Third Wave) fu un esperimento sociale condotto nel 1967 da Ron Jones, un insegnante di storia della Cubberley High School a Palo Alto, California. L'obiettivo era mostrare agli studenti come i regimi totalitari possano prendere piede anche in una società democratica, dimostrando come le persone possano essere facilmente influenzate dall'autorità e dalla disciplina di gruppo.

Contesto dell’Esperimento

Jones ideò l’esperimento per spiegare ai suoi studenti perché molti cittadini tedeschi avessero accettato il nazismo senza opporsi. Poiché le sue spiegazioni teoriche non sembravano sufficienti, decise di dimostrarlo con un esperimento pratico.

Svolgimento dell’Esperimento

L’esperimento durò solo cinque giorni:

  1. Primo giorno – Jones introdusse una disciplina rigorosa in classe, imponendo regole rigide, una postura corretta e risposte concise. Gli studenti accettarono rapidamente queste nuove regole.
  2. Secondo giorno – Creò un senso di appartenenza e identità con il motto "Forza attraverso la disciplina", dando un saluto speciale e incoraggiando la collaborazione tra gli studenti.
  3. Terzo giorno – L’esperimento crebbe in intensità: gli studenti iniziarono a reclutare nuovi membri e a sorvegliare chi non rispettava le regole.
  4. Quarto giorno – Jones rivelò che facevano parte di un movimento nazionale e che avrebbero avuto un annuncio pubblico il giorno successivo.
  5. Quinto giorno – Radunò gli studenti in un'assemblea, dove invece di un annuncio, mostrò loro un video sui crimini del nazismo, rivelando la verità: erano stati manipolati facilmente, proprio come era successo nella Germania nazista.

Risultati e Impatto

L’esperimento ebbe un impatto profondo sugli studenti, molti dei quali rimasero scioccati nel rendersi conto di quanto fossero stati coinvolti. L’evento divenne famoso ed è stato raccontato in diversi libri, documentari e film, tra cui il film tedesco L’onda (Die Welle, 2008).

L’esperimento della Terza Onda dimostra quanto sia facile per gli individui conformarsi a un'ideologia totalitaria se viene presentata con disciplina, identità di gruppo e una causa comune.

Vuoi approfondire qualche aspetto in particolare?

L’Esperimento di Rosenhan

 

L’esperimento di Rosenhan, condotto dallo psicologo David Rosenhan nel 1973, fu un’indagine rivoluzionaria sulla diagnosi psichiatrica e sul funzionamento degli ospedali psichiatrici.

Come nasce l'esperimento?

Rosenhan era interessato a verificare l'affidabilità della diagnosi di malattie mentali e il modo in cui il contesto influisce sulla percezione dei medici. Si chiedeva: i professionisti della salute mentale sono realmente in grado di distinguere chi è malato da chi non lo è?

Per rispondere a questa domanda, ideò un esperimento in cui lui e altri sette volontari (psicologi, studenti, un pittore e una casalinga) si sarebbero finti pazienti per essere ricoverati in ospedali psichiatrici.

Cosa è successo durante l’esperimento?

Fase 1: L'ingresso negli ospedali

Gli otto pseudopazienti andarono in diversi ospedali degli Stati Uniti e, al colloquio iniziale, dissero di sentire delle voci nella testa che pronunciavano parole vaghe come "vuoto", "sordo" e "tonfo". Questa era l'unica bugia che dissero.

Una volta ricoverati, iniziarono a comportarsi normalmente, dicendo di sentirsi bene e che i sintomi erano spariti.

Fase 2: Il trattamento ricevuto

Nonostante il loro comportamento del tutto normale, nessun medico si accorse che erano sani. Tutti tranne uno furono diagnosticati con schizofrenia (uno con disturbo bipolare) e rimasero ricoverati per un periodo che variava da 7 a 52 giorni.

Gli operatori sanitari interpretavano ogni comportamento in base alla loro diagnosi. Ad esempio:

  • Prendere appunti su un taccuino veniva visto come un "segno della loro malattia".
  • Camminare nei corridoi per noia era interpretato come "comportamento ossessivo".

Fase 3: La dimissione

Nessuno dei pazienti fu scoperto come impostore, ma furono dimessi con la diagnosi di "schizofrenia in remissione", rafforzando l'idea che una volta etichettati come malati mentali, non si potesse tornare a essere considerati completamente sani.

Cosa voleva evidenziare Rosenhan?

L’esperimento dimostrò che il contesto e i pregiudizi influenzano la diagnosi psichiatrica e mise in luce:

  1. La soggettività della diagnosi psichiatrica → i medici si basavano più sull'etichetta diagnostica che sul comportamento reale.
  2. La disumanizzazione nei manicomi → i pazienti erano spesso ignorati o trattati con freddezza dal personale medico.
  3. La stigmatizzazione della malattia mentale → una volta ricevuta un'etichetta, era difficile liberarsene.

Dopo la pubblicazione dello studio nel 1973 (On Being Sane in Insane Places), ci furono grandi critiche alla psichiatria, contribuendo alla chiusura di molti manicomi e allo sviluppo di trattamenti più umani.

mqdefault.jpeg